Condividi questa storia
La strategia Hacker Cinese sulla TVCC
Tutta (o quasi) la videosorveglianza compromessa
Dopo l’America, la Gran Bretagna, anche l’Italia mette sotto i riflettori, grazie al servizio di Rai 3, l’enorme problema della politica colonialista cinese.
La penetrazione degli scenari avviene nel campo socio-politico ed economico, ma quello più subdolo è relativo alla compromissione delle reti informatiche. Infatti, chiunque utilizzi telecamere di provenienza cinese, come Hikvision e Dahua, come dichiarato nella trasmissione Report, è un potenziale obiettivo.
Gli operatori della sicurezza italiana, allettati dall’economicità del prodotto asiatico, hanno per lungo tempo sottovalutato il problema e istallato un’infinità di telecamere nei punti nevralgici del Paese (inclusi la pubblica amministrazione, aeroporti e stazioni).
Oggi stanno prendendo consapevolezza che le periferiche istallate con chip asiatici, i cui produttori sono controllati dal governo cinese, espongono i loro clienti a rilevanti rischi di penetrazione informatica.
Quindi, con tale assioma, la paura è che con l’enorme quantità di dati trasferiti con le reti veloci e con il 5G, si possa agevolmente nascondere qualsiasi codice malevolo che metta in “ascolto” potenze nemiche.
GVision Italia ha approntato una serie di tecniche di cyber security specifiche per il mondo delle telecamere di videosorveglianza e dei sistemi di sicurezza. Con queste procedure è possibile identificare vulnerabilità e bonificare le periferiche rilasciando un certificato di conformità.